Queste immagini fanno parte di un percorso più ampio, nato da progetti come "Asfalto e Pietre": due modi diversi di raccontare il legame tra la materia e il tempo, tra ciò che resta e ciò che scorre.
Sono frammenti raccolti lungo la strada — tra montagne, strade e luoghi di passaggio dove la luce cambia più in fretta dell’aria — e provano a restituire quel momento in cui il mondo, per un istante, si ferma e respira.
Ogni fotografia appartiene a un cammino reale e può continuare a viaggiare, se vuoi portarla con te.
Tofana di Rozes
All’alba, la Tofana di Rozes si accende come una fiamma che resiste al gelo.
L’aria taglia il fiato, le ombre si sciolgono piano e la luce calda corre sulla roccia, scalda la vetta e scompare dietro le nubi.
È una montagna che non si lascia guardare facilmente — ma quando lo fa, sembra parlare di qualcosa di più grande.
Piz Boè
Tra le nuvole in movimento, il Piz Boè appare e sparisce come un respiro.
La luce filtra tra le masse d’aria e disegna volumi effimeri sulle pareti di roccia, in un equilibrio continuo tra presenza e dissolvenza.
È uno di quegli istanti che non si cercano: si lasciano trovare.
Corno Piccolo
Sul Gran Sasso, il Corno Piccolo emerge dal grigio con una precisione quasi geometrica.
Il sole lo colpisce in pieno, un attimo netto, tagliente, che non si ripete.
È uno di quegli incontri che accadono solo a chi si ferma a guardare.
Tofana di Mezzo
Tra le nubi basse, la dolomia si tinge di rosso e di grigio.
Un raggio di sole taglia la montagna di sbieco e la fa sembrare viva, come se respirasse dentro la foschia.
È il momento in cui la materia si fa luce — e basta poco per crederle umana.
Seceda Ridgeline
Il crinale del Seceda si apre come una vela nel vento del tramonto.
La luce scivola sulle pieghe del terreno e trasforma l’erba in rame, la pietra in velluto.
Anche se è uno dei luoghi più fotografati delle Dolomiti, ogni volta sembra la prima: cambia la luce, e cambia chi guarda.
Monte Cristallo
Il tramonto sfiora la cima del Monte Cristallo e ne accende le nubi come fossero brace.
Le ultime luci scivolano sui versanti e lasciano il paesaggio sospeso, tra giorno e notte.
C’è un momento, breve, in cui il colore si ferma — ed è lì che nasce la fotografia.
Piedra de l'Aguila
A sud di San Martín de los Andes, il Río Aluminé scorre lento tra pareti di granito che trattengono la luce.
L’acqua, il vento e la pietra sembrano muoversi insieme, nello stesso ritmo.
In Patagonia ogni cosa è più grande, ma ciò che colpisce è il silenzio con cui accade.
Corno Grande
Inverno. Le nuvole basse si agganciano alle pareti del Corno Grande e il vento le trascina via come fumo.
Il bianco domina tutto, anche i suoni.
Solo la montagna resta ferma, immobile, come un pensiero che non vuole andare via.
Monte Limbara
Nel nord della Sardegna, tra le rocce levigate dal vento, il cielo si apre e la Via Lattea si disegna sopra le cime.
È una notte limpida, senza rumori, e la luce delle stelle sembra bastare a illuminare la pietra.
Fotografare, in momenti così, è quasi un atto di gratitudine.
Passo Giau
All’alba, il rifugio del Passo Giau si desta piano, mentre il monte Ra Gusela si lascia accarezzare dai primi raggi di luce.
L’aria è ferma, quasi sospesa, e tutto sembra nascere da capo: le ombre si ritirano, il cielo si apre, la montagna prende colore.
È uno di quei momenti in cui il giorno comincia davvero, e il silenzio vale più di qualsiasi parola.
"La Tofana di Rozes è massiccia ed io e lei ci capiamo. E’ sempre li a spezzare le nuvole per prima, come la prua di una nave che rompe le onde, taglia le correnti, o una rompighiaccio. Qualcosa di epico e disperato. L’ho
fotografata mille volte come si fa con un’amante, bellissima, che è tempesta anche quando dorme tra le lenzuola umide e calde."
Le fotografie esposte fanno parte di un percorso in continuo movimento.
Ogni immagine è disponibile come stampa fine art numerata e firmata, realizzata con materiali di alta qualità e in tiratura limitata.
Se una di queste visioni ti appartiene, puoi chiedere informazioni o approfondire il progetto scrivendomi a francesco@francescodibene.com
Le fotografie nascono per restare, ma anche per viaggiare: a volte il posto giusto è semplicemente un altro muro, un’altra luce, un altro sguardo.
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